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    Delegare! Mai vi fu parola più scabrosa ed irritante! A lungo avevamo discusso durante le sere precedenti, proprio tra quelle mura, che sembravano ancora risuonare delle parole lasciate andare troppo in fretta, delle insinuazioni e dei pensieri assurdi. Già, perché dopo soli sette anni qualcuno sembrava sentire il bisogno di dover delegare a terzi il comando della scuola, a iniziare da alcune lezioni. Forse non eravamo più abbastanza attenti e diligenti per poter gestire tutte queste cose ed era necessario che qualcuno ci desse una mano, prendendosi la responsabilità delle pratiche minori. Peccato soltanto che queste parole furono dette, o intuite, in mia presenza, in presenza della strega più abile ed intelligente esistente al mondo! Non potevo che sentirmi incredibilmente irata ed offesa per simili congetture. Il mio esimio collega Slytherin, all'apice della furia, aveva dunque lanciato una sfida: la nuova pretendente alla carica di professore della già notevolissima Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts sarebbe stata sottoposta ad un colloquio, ad una verifica delle proprie potenzialità, e solo allora si sarebbe discusso della sua assunzione e delle mansioni che avrebbe svolto.
    A me piacevano tanto le sfide, perché sapevo di vincerle.
    Mi piaceva anche parecchio chi era puntuale e non faceva aspettare altre persone, ma mi costrinsi a pazientare ancora un poco, mentre camminavo con passo deciso avanti e indietro per tutta la circonferenza della presidenza, o quantomeno seguendo una traiettoria calpestabile. Il tè stava in infusione già da diversi minuti, dunque giudicai opportuno deviare il mio incedere verso le poltrone centrali ed il tavolino. Sedetti al mio posto prendendo la tazzina. Peccato! Avrebbero bevuto un terribile tè freddo.
    Per quanto mi riguarda, invece, era opportuno fare una divinazione per avere un'idea più chiara di ciò che sarebbe successo di lì a breve, dunque iniziai a bere il mio tè a temperatura perfetta, nonostante ne avessi bevuto un altro poco prima e questo si traduceva in un acutizzarsi della sensazione di nervosismo. Formulai la mia domanda mentre bevevo l'ultimo sorso e lasciavo che le foglie si depositassero sul fondo della tazza.
    "Si può considerare affidabile?"
    Quindi coprii la tazzina col piattino e li capovolsi, per poi ruotare il sistema tre volte in senso orario. Presi un profondo respiro, cercando di calmarmi e di essere attenta alla divinazione che mi si sarebbe parata davanti.

    [4] 14-12-27 13:35:00 CET - Rowena Ravenclaw ([email protected])
    Successo divinazione
    1d20 +7
    7 + 7 = 14 -> successo
    [5] 14-12-27 13:35:38 CET - Rowena Ravenclaw ([email protected])
    Tazzina (presente)
    1d30
    24 -> Testa: nuovi interessi, possibile inizio di una nuova relazione.
    [6] 14-12-27 13:35:44 CET - Rowena Ravenclaw ([email protected])
    Piattino (futuro)
    1d30
    13 -> Linea curva: piccole difficoltà facilmente superabili.


    Una testa nel presente ed una linea curva nel futuro. Beh, mi aspettavo di peggio. La tasseomanzia sembrava piuttosto favorevole, e quindi mi rilassai leggermente. Ad ogni modo, era necessario ripetere la divinazione con tutti i presenti e magari lasciare che anche la possibile insegnante collaborasse nel mio lento ma inesorabile percorso verso la scoperta della verità: con tutti quei pericoli e con la gravosa responsabilità dell'educazione di tanti ragazzi, non si era mai troppo previdenti.
     
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  2. Widlar741
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    { Locazione: Camera da lettoCorridoioPresidenza }
    La retta non è forse anch'essa una curva? Dunque non può che posare i pensieri su quella linea retta di pochi centimetri, arrossata, che fende debolmente la carne poco sotto l'attaccatura del capelli fulvi. Un graffio, una innocua lesione a ricordargli che è mortale fra i mortali, carne viva e sanguinante fra esseri parimenti deboli. Ed una nuova curva albeggia sul volto pallido, una curva concava che si schiude in un leggero sorriso. Allo specchio, seppur provato dalla notte insonne, appare sereno, come soddisfatto della forma nuova ed insolita che ha dato al suo riposo. Lavarsi, vestirsi e rendersi ben più che presentabile è un rito consolidato, fatto di gesti che si susseguono in ordine ben preciso, dogmatico.

    Damasco porpora, seta e cuoio vanno a comporre quell'abito sobrio ma intriso dell'eleganza di chi lo reca indosso con passo lungo, sinuoso e dritto. Il batter del tacco rimbomba nel corridoio quando, scesa la ripida scala della torre, imbocca il primo corridoio sulla sinistra che conduce all'agognata aula. Il manto scarlatto danza al ritmo del passo sostenuto che, in prossimità del ligneo uscio, decresce d'intensità. Bussare è cortesia e, dunque, picchietta tre volte le nocche della madritta contro anta lucida. Non attende d'udir permesso ma poggia il palmo sulla maniglia e lascia che la pressione sia vettore di quella forza che porta il meccanismo a scattare e, dunque, l'anta a schiudersi.

    «Buongiorno Rowena. La nostra ospite?»

    Saluta in tono asciutto mentre la mancina sale alla chioma onde ricacciare dietro l'orecchio una ciocca ribelle sfuggita al garbo conferito poch'anzi dal pettine. Le iridi blu vagano per la sala così da vagliare il loco pieno solo dell'odore del tè e del rimbombo lontano del vento. L'espressione accigliata è sintomo tangibile del suo disappunto che, tuttavia, è deterrente a quei pensieri intinti nella preoccupazione.
    L'arrivo d'un nuovo docente, dopotutto, desta cruccio anche in un animo tanto fiducioso.

    Ma attendere in piedi è inutile, dunque prende poso alla poltrona, accomodandosi al seggio che implicitamente può dire suo. Sta ben attento all'evitare di sedersi sul pregiato mantello, scostandolo quel che basta a scongiurare ogni danno al tessuto e, al contempo, stare comodo. Poggia gli avambracci sui braccioli ed avvicina i polpastrelli delle mani dinnanzi al volto. Serioso osserva le dita mentre fra le sopracciglia si va disegnando una piccola ruga di concentrazione. Sol ora, come sfondo inatteso alla sua vista, nota la tazza da cui si leva ancora un debole arabesco di fumo.

    «Oh, il tè. Grazie.»

    Un angolo delle sottili labbra si stira in un sorriso che s'estende anche agli occhi blu. La gratitudine s'accompagna ad un inchino accennato che consta nel semplice reclinarsi del capo ed nel socchiudersi lieve delle palpebre
     
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  3. °Imeon°
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    Oltraggioso! Per quanto avessi tentato, non ero riuscito a trovare alcun termine che potesse descrivere anche solo lontanamente il sentimento che aveva invaso il mio corpo una volta avanzata quella ridicola proposta da qualche mente scellerata. Con un movimento distratto della mano accesi la candela sospesa accanto la mia scrivania, prendendo successivamente un profondo sospiro, respirando a pieni polmoni quell'aria ovattata, caratterizzata da un retrogusto di cera liquefatta e di libri antichi che si percepiva nel mio ufficio. Con uno scatto elegante mi sollevai dalla sedia, muovendomi come uno spettro nella penombra della stanza, mentre con un sibilo appena udibile richiamavo a me la mia fedele compagna di solitudine, un pitone di circa ventiquattro piedi di un ipnotico verde, scuro tuttavia smagliante al medesimo tempo, come uno smeraldo illuminato dalla chiara luce lunare. Senza indugio mi diressi alla piccola porta scura per raggiungere i miei illustri colleghi in presidenza al fine di prendere parte a quella ridicola messa in scena; non sapevo che esito avrebbe avuto quella questione, ma di una cosa ero più che certo: mi sarei battuto con tutta la mia autorità pur di impedire l'entrata nel corpo docente di una inaffidabile estranea; non potevo permettere che la scuola, che noi fondatori eravamo riusciti ad istituire con infiniti sacrifici e soprattutto grandissimo impegno, cadesse in mano di estranei incompetenti che avrebbero mandato in rovina la nostra illustre creazione.

    Le lievi fiamme delle candele tramarono appena al mio passaggio lungo lo stretto corridoio, che mi avrebbe condotto fuori dai tetri sotterranei, per imboccare la strada per la presidenza, quasi impaziente di battermi per le mie idee; come prima di un duello all'ultimo incantesimo, dove anche la più insignificante delle distrazioni avrebbe significato la morte. Sentivo tuttavia di non poter perdere pure quella battaglia contro gli altri fondatori: avevano già ottenuto la presenza di quei luridi mezzosangue nell'istituto, non potevo permettere che affidassero persino l'insegnamento delle nostre arti a maghi qualunque; da lì a qualche anno dove saremmo potuti arrivare di questo passo?

    Una volta giunto dinnanzi la porta della presidenza presi un profondo respiro, rilassando le membra contratte, ben consapevole che, per un duello, era necessaria lucidità, convinzione ma, principalmente, ostinazione. Lasciai che fosse l'imponente pitone a farmi strada nella stanza, indifferente al fatto che i colleghi approvassero o meno la sua presenza nel luogo; con passo leggero, che ricordava vagamente lo strisciare dei rettili, avanzai, mentre le mie iridi color smeraldo oscillavano fra i due presenti con uno sguardo quasi del tutto privo di un qualsivoglia sentimento. Il fruscio del mantello mi accompagnò durante il percorso per accorciare le distanze fra me e i due fondatori, fermandomi ad appena un passo dal tavolino dove era posto il tè. Inizialmente il mio sguardo incontrò quello fiero, e per me alquanto irritante, di Godric Gryffindor, nei confronti del quale chinai appena il capo, in segno di un educato e al contempo distaccato saluto; poco dopo mi voltai verso la gelida Rowena Ravenclaw, cosciente del fatto che lei sarebbe potuta essere una mia validissima alleata in quella battaglia. Solo in quel preciso istante il mio sguardo mi tradì, lasciando trapelare una certa soddisfazione mentre l'angolo della mia bocca si curvava leggermente all'insù, disegnando un insolito, seppur piccolo, sorriso sul mio viso.

    "Miss Rowena, Sir Godric! Spero perdoniate il mio lieve ritardo."

    Sussurrai appena, con il mio solito tono di voce vagamente sibilante e lento. Senza attendere la loro risposta presi posto nella poltrona di fianco Rowena, guardando con curiosità la tazza di tè della donna, aspettando, quasi con impazienza, il responso della sua divinazione.
     
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  4. Cornelia Augustnight
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    Come fu tentata di intraprendere quella strada, lo sapeva solo lei. L'ultima cosa che ricordava era lo sguardo benevolo dei suoi genitori che la esortavano ad intraprendere ogni via possibile che le permettesse di aumentare le proprie conoscenze nel campo della magia. Dalla Svezia alla Gran Bretagna, era un viaggio lungo da poter affrontare con una smaterializzazione, allo stesso modo le temperature gelidi sconsigliavano un viaggio con la scopa anche se a più tratte; l'unica soluzione possibile, fu di avvalersi dei mezzi di trasporto non magici che l'avrebbero si rallentata, ma d'altro canto sarebbe giunta sicuramente a destinazione senza alcun problema. Accompagnata dal custode in quella che venne chiamata la Sala Grande, attese di essere raggiunta mentre rimaneva in un completo silenzio velato dal timore di non essere ritenuta adeguata a coprire quel ruolo; intimata di accomodarsi attese di essere servita e che ogni altra persona si dileguasse, riservando a tutti la dovuta privacy. Davanti all'adunanza dei Fondatori, non poté che dar ruota libera alla sua parlantina, sperando che questa potesse agevolarla in qualche modo ad ottenere quel posto; non le interessava il prestigio che si sarebbe potuto ottenere dal diventare il primo professore di quella neonata scuola di magia, a convincerla fu solamente la passione che aveva sempre avuto dalla sua per le arti magiche e la voglia di far conoscere ai futuri studenti tutto il sapere che aveva accumulato durante gli anni e grazie ai numerosi viaggi compiuti. Educatamente, aveva preso posto al grande tavolo dove sedevano i quattro fondatori che la scrutavano con attenzione, altrettanto educatamente aveva accettato il tè che le avevano offerto sorseggiandolo di tanto in tanto per dare una parvenza di calma che non le apparteneva, vista l'interna agitazione che sentiva per quel colloqui da cui poteva dipendere il suo futuro.

    «Vi ringrazio per il tempo che mi state concedendo Vostre Grazie, sarà mia premura non farvi perdere neanche un secondo in più del necessario del tempo che disporrete di concedermi.»

    Sentiva lo sguardo delle figure che si stagliavano davanti a lei, ma cercava di non farsi intimidire nonostante avesse avuto la grande possibilità di poter conferire con quei maghi e quelle streghe che detenevano nelle loro mani un grande sapere magico; inoltre l'idea di fondare una scuola dove proteggere ed istruire le future generazioni di maghi, considerati i tempi bui in cui di trovavano, era ciò di cui il mondo magico aveva urgente necessità in quei momenti di terrore.

    «Che la mia giovane età non sia un impedimento al vostro giudizio; i miei genitori, studiosi di natura, mi hanno ferrato sulle arti magiche ed io stessa ho approfondito questo argomento tastando con mano le diverse culture in giro per il globo.»

    Prendere la parola, poteva definirsi una mossa azzardata visto il contesto in cui si trovava, tuttavia decise di avere l'ardire di dimostrare che aveva il carattere e la mano ferma per mostrare le sue convinzioni e le sue argomentazioni, carattere che poteva rivelarsi utile nel dover tenere a bada una classe di bambini ed adolescenti a cui insegnare le varie arti magiche e, nello specifico, quella degli incantesimi. Trasse un sospiro che diede una pausa alle sue parole e mise in mano il suo destino a quelle eminenti figure.
     
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    Sussultai sentendo picchiettare sulla porta e diressi il mio sguardo dalla tazza alla direzione dell'uscio ligneo. Apparve il mio collega e Fondatore Gryffindor, colui che ci aveva trascinato in quella che oramai, da più di sette anni, era la nostra vita. Non avrei dato il minimo credito a questa stramba squadra di maghi tempo fa, ed invece eccoci qui, famosi in tutto il Mondo Magico. La celebrità era piuttosto piacevole, dovevo dire, anche se ci costringeva a mantenere un atteggiamento freddo e distaccato con tutti. Ad esser sincera, non credevo che avrei mai potuto avere sufficiente intimità con nessuno dei miei colleghi. Nonostante il piacere che ne avrei ricavato, soprattutto con la compagnia di Godric o di Salazar. Ad ogni modo, quella era un'occasione ufficiale e formale, dunque era consuetudine che io mi drizzassi sul posto e chinassi appena il capo, a mo' di saluto. Il suo nominare l'oggetto della riunione, poi, mi fece corrugare la fronte.
    E' ancora assente, come metà delle persone convocate.
    Dissi, con un non tanto velato disprezzo, mentre mi accomodavo nuovamente sulla poltrona e lasciavo, con un sorriso di cortesia appena accennato, che prendesse il tè che avevo porzionato nell'attesa. Nel frattempo, con mio sollievo, sopraggiunse un secondo Fondatore, per cui non nutrivo particolare ammirazione ma che quel giorno si sarebbe dimostrato - ne ero certa - un valido alleato per quella particolare causa. Non erano tanti i punti in comune, ma entrambi condividevamo il timore di diffondere la nostra conoscenza alle persone sbagliate, anche se non concordavamo su quali fossero: per lui i Mezzosangue erano da evitare tanto quanto i Babbani, per preservare la razza magica; per quanto mi riguardava, invece, era sufficiente che fossero delle persone assennate e per questo motivo dovevo conoscerle.
    In ogni caso, mentre proseguivo il mio flusso di pensieri il Fondatore aveva preso posto accanto a me e sembrava prestare attenzione alla mia tazzina di tè, che prontamente gli passai senza fare un fiato, conscia del fatto che sarebbe stato capace di interpretare quella divinazione anche da solo. Non mi era stato nemmeno possibile fare un commento, poiché sopraggiunse la giovane che intendeva entrare nel corpo docente. Sorrisi appena, con un sorriso finto e apatico, che forse troppo facilmente tradiva il senso di superiorità che sentivo nei suoi confronti, così come per tutto il genere umano.
    Miss Augustnight, il tempo non è mai troppo se viene sfruttato per ragioni così importanti come queste.
    Proferii, stringendo le mani sui braccioli della poltrona per scaricare su di essi la tensione che sentivo accumularsi.
    Dite che siete stata educata dai vostri genitori: chi sono? Sono dei personaggi noti nella comunità magica? Se sì, per quali azioni? E soprattutto, in quale campo siete particolarmente propensa? Mi sembra necessario mettervi al corrente del fatto che la formazione che forniamo in questa Scuola è di primissimo grado e quindi sono necessari docenti competenti.
    ...come noi. Come me.
     
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  6. Widlar741
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    { Locazione: Presidenza | Poltrona }
    Qualcosa di astruso bussa al suo sesto senso. Gli accade spesso, ogni qual volta Salazar è troppo vicino e non visto. Ed eccolo infatti, la serpe umana e la sua controparte animale fare ingresso nella sala. Stira le labbra in un sorriso affettato e a lui volge un silenzioso e compito cenno del capo. Non può dirsi altrettanto lieto nell'incontro con il viscido rettile che, tuttavia, si limita ad ignorare. Piega il capo prima su di un lato e, poi, sull'alto nel tentativo di scrollarsi di dosso la sensazione che la bestia strisci su di lui.

    «Nessun problema, Salazar. Attendiamo ancora...»
    Propositi piacevolmente spezzati quando l'arrivo di colei in oggetto attira l'attenzione degli astanti, sua compresa. Lesto poggia le mani sul braccioli indi mettersi in piedi ed accogliere la strega con un nuovo ed accennato inchino. Stende un braccio ed apre la mano così da invitarla a prender seggio alla poltrona a lei destinata.

    «Benvenuta, miss. Prego.»
    Il sorriso si fa più caldo, tanto che le labbra i schiudono rivelando la dritta fila di denti bianchi. Attende che sia lei per prima ad accomodarsi, così come attende che sia lei per prima a servirsi del tè gentilmente offerto dalla collega. Il galateo, per sua personalissima convinzione, è parte integrante della morale di vita che ha scelto per sé.
    Ascolta con attenzione, misurando con dovizia le parole di lei. Stringe le sopracciglia ed assottiglia le palpebre sugli occhi azzurri.

    «Le capacità e le conoscenze sono merce rara; ciò è indubbio. Ma ciò che cerchiamo noi è qualcosa di ancor più raro: la capacità di trasmettere.»
    Ecco come dire tanto con poco. E' una implicita richiesta pur senza l'utilizzo di alcuna cadenza interrogativa. Tuttavia, conscio del probabile clima d'inquisizione, si premura di sorridere ancora una volta, volgendo la curva delle labbra sia alla nuova venuta sia a Rowena le cui domande son piovute giù come tempesta estiva, fredda ed inattesa.
     
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  7. °Imeon°
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    tumblr_ndch2ppjNh1tl3keso4_250Nel medesimo istante in cui mi accomodai sulla poltrona percepii chiaramente la presenza del mio rettile, la quale, quasi con accondiscendenza e devozione, si andò ad acciambellare esattamente affianco ai miei piedi, poggiando la testa sul mio ginocchio, come un qualsiasi animale domestico farebbe con il proprio amato padrone; le rivolsi un veloce sguardo per poi tornare a concentrarmi sulla mia algida collega che, con un gesto fulmineo, mi passò l'oggetto che, pochi istanti prima, aveva attirato la mia particolare attenzione.
    Afferrai con la mano sinistra la tazzina, per poi circondarla con l'altra mano mentre la avvicinavo lievemente al viso; il mio sguardo si fece serio e aggrottai lievemente la fronte, leggendo il responso di quella divinazione, perfettamente cosciente che nulla avrebbe potuto farmi cambiare idea riguardo l'ammissione di estrai nel corpo docente dell'istituto, nemmeno un parere non poi così sgradevole del fato. La mia mascella si serrò istantaneamente, sentendomi appena irritato da quella sgradevole condizione che si era venuta a creare.

    Ad interrompere i miei pensieri fu un movimento secco del pitone, la quale sollevò, in allerta, il capo dal mio ginocchio, fissando la superficie lignea della porta chiusa della presidenza; l'animale sibilò appena, avvertendomi dell'arrivo della nostra ospite. Non appena la giovane donna fece la sua comparsa nella stanza puntai il mio sguardo impenetrabile su di lei, scrutandola dalla testa ai piedi, come a cercare un punto debole verso il quale infliggere il mio attacco. Attesi pochi secondi poi mi sollevai, con un movimento fluido, dalla poltrona, per accoglierla come imponeva l'etichetta. Lasciai ben volentieri che fosse Godric a fare gli onori di casa, senza tuttavia mai distogliere lo sguardo da lei.
    Ascoltai con attenzione la sua presentazione, sfiorando inconsciamente un canino con la punta della lingua, pensando a quale dei tanti quesiti che affollavano la mia mente avrei potuto porle. Quando Rowena parlò la guardai quasi con soddisfazione, trovando il suo intervento più che adeguato alla circostanza. Attesi dunque che Godric terminasse per prendere la parola.

    "Senza dubbio è necessaria la capacità di trasmettere; e ancor più preziosa è la fortuna di possedere una conoscenza adeguata. Tuttavia, a mio modesto parere, sono necessarie ben altre qualità per potere farsi strada nel nostro mondo: non ultime sono l'ambizione e l'audacia. Pensate davvero di essere adeguata a ricoprire un ruolo di così ampio spessore, ritenete che la sola arte magica che i vostri genitori vi hanno impartito sia abbastanza per diventare insegnate nella nostra Scuola? O forse un tutore esterno avrebbe potuto rendere la vostra istruzione più completa?"
    Incalzai con le domande, drizzandomi sulla schiena, fissandola dritto negli occhi.

    Edited by °Imeon° - 29/12/2014, 00:41
     
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  8. Cornelia Augustnight
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    La scena che le si pose davanti poteva passare tranquillamente per una seduta della Santa Inquisizione. A quanto le sembrava un componente aveva mancato quell'incontro, ma i fondatori presenti non mancarono di scrutarla in un primo momento e poi di rivolgerle le domande pertinenti al momento che si stava affrontando. Rispetto a quelle tre eminenti figure, Cornelia non era che una semplice strega ordinaria, che poteva sì ben vantare conoscenze straordinarie, tuttavia aveva a che fare con la congrega che aveva il compito di valutarla. Come avrebbe dovuto comportarsi? In un momento come quello era difficile adattare le parole ed il suo agito, a meno che non soffrisse di svariate personalità multiple ognuna delle quali soddisfacesse un preciso requisito cercato da ognuno dei Fondatori; Cornelia non soffriva di quella particolare patologia e poco amava prestarsi a quel gioco, che poteva farla passare agli occhi dei Grandi, come un membro indispensabile in quella scuola. Mostrarsi per ciò che era, era l'unico modo per dare il massimo ed assicurarsi la benevolenza di tutti.

    «Ognuno di voi, ricerca una qualità particolare negli insegnanti che si verranno a proporre per infondere nelle giovani generazioni il sapere magico. Sarebbe l'ideale trovare una persona che sia adatta, capace, ambiziosa e audace. Non so se rispecchio fedelmente l'idea che voi avete realizzato della persona che vorreste trovare per questo tipo di mansione, la modestia è una mia cara amica che da sempre mia accompagna e va spesso a braccetto con l'umiltà di non avere pretese di sorta.»

    Di certo voleva dare mostra del fatto che una ragazza come lei, non era interessata al prestigio e al potere. Lia era sinceramente disinteressata dalle questioni dei Fondatori e dal prendere parte, se non esplicitamente richiesto, a tali questioni.

    «Non sentirete mai parlare della mia famiglia o degli avi prima di noi. Siamo sempre stati umili maghi dediti alla conoscenza e non abbiamo mai preteso la gloria che ne essa spesso accompagna. Lasciamo agli altri i sorrisi e la mondanità: i miei genitori come i miei nonni prima di loro hanno sempre apprezzato la varietà della vita e lo studio di essa in tutti i suoi aspetti peculiari, non ci siamo soffermati sulle specie animali di una sola nazione ma, abbiamo vagato per secoli attraverso ogni dove, per studiare quante più specie di animali possibili e riportare una concreta testimonianza a chi in patria prediligeva avere un nome. Io stessa ho compiuto molti viaggi, soffermandomi sulle culture magiche di tutto il mondo e sulle peculiarità che somigliano e allo stesso tempo differiscono dalle nostre. Credo quindi, sempre con modestia, di poter offrire una cultura che apra al mondo in ogni sfaccettatura, non mi è mai piaciuto pensare che una cosa fosse così e basta, mi sono sempre detta che ciò che per me è così non possa avere lo stesso valore per un'altra persona...»

    Aveva mostrato il suo retaggio alla Fondatrice di Corvonero, allo stesso modo aveva mostrato al Fondatore di Grifondoro che aveva materiale a sufficienza per poter istruire debitamente le classi che le sarebbero state affidate, il tutto sempre guardando fisso negli occhi il proprio interlocutore. Ultimo, ma non meno importante, volse il suo sguardo al Fondatore di Serpeverde, accennando un breve sorriso.

    «... e sempre con modestia posso affermare che sarebbe un terribile sbaglio non concedermi il beneficio del dubbio. Quello che chiedo è un periodo di prova, permettetemi di dimostrare concretamente la mia bravura e se ne potrà riparlare tra un mese esatto, rimetterò a voi la scelta esecutiva della mia permanenza o meno in questo castello.»

    Che fosse stata troppo audace? Sicuramente aveva lasciato bene intendere che nessuno la potesse intimorire in qualche modo, ne aveva bisogno per poter tenere a bada una qualsiasi classe, anche la più indisciplinata.
     
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    Prestai attenzione giusto qualche frazione di secondo all'educazione mostrata dai miei colleghi, e fui particolarmente sorpresa da Salazar, che non la serbava con molti dei presenti, ed in fondo lo comprendevo. In ogni caso, arricciai appena le labbra e chinai quasi impercettibilmente il capo a mo' di saluto, di certo risparmiando le mie forze per quando qualche persona di rango decisamente più elevato avesse fatto il suo ingresso nella Presidenza. Giunsi le mani al grembo, posando i gomiti sui braccioli della poltrona, mentre attendevo ed ascoltavo attentamente le parole dei miei colleghi. Un vero peccato che non vi fosse anche Hufflepuff, ma sarebbe stato sufficiente essere d'accordo in tre per prendere una decisione oligarchicamente corretta. Asserii un paio di cenni del capo alle affermazioni dei due Fondatori, che mettevano in risalto due requisiti così importanti da possedere per un compito tanto ambito come quello di insegnare in questa scuola. Lasciai quindi parlare miss Augustnight, trovando parecchie somiglianze tra i punti cardine della vita e della morale suoi e di Helga Hufflepuff. A quel punto mi dispiacque molto di più che lei fosse assente, poiché poteva dimostrarsi utile per decifrare tutte le caratteristiche essenziali della personalità che avevamo davanti.
    Insieme condividevano la modestia e le origini non eccelse, l'interesse per i viaggi e la cura delle creature magiche. Tuttavia, ella poteva trovare punti in comune anche con il collega Gryffindor, che era presente, dunque mi premurai di sentire anche la sua opinione riguardo l'argomento prima di formulare una mia visione dei fatti. Quanto a Salazar Slytherin, egli non condivideva assolutamente nulla con la donna che aveva di fronte, ma era molto più affine a me, e quindi era importante lasciarlo proferire delle ipotesi, magari in assenza dell'interessata. Insomma, era necessario un colloquio tra tutti i Fondatori sulla materia, una volta raccolte tutte le informazioni più interessanti dalla donna e lasciata andare.
    Purtroppo, questo non fu immediatamente possibile a causa delle parole proferite dall'aspirante docente, che mi costrinsero a voltare di scatto il capo verso di lei e a ridurre leggermente la superficie visibile delle mie orbite oculari, mentre le palpebre si contraevano per la stizza.
    Questa è una decisione che spetta a noi, miss Augustnight. Converrete con me che in tempi come questi, pieni di spie dell'Inquisizione Babbana, di maghi corrotti e che tramano contro di noi--
    Feci una pausa, per far sedimentare le mie parole a chiunque ne fosse interessato, ed al momento non avevo la certezza che nessuno dei presenti fosse da escludere per quanto riguarda quel concetto. Presi nuovamente fiato e mi avvicinai al tavolo, posandovi le mani, come se volessi raccontare un segreto, che tuttavia venne tradito dal mio tono di voce fermo e convinto.
    Fidarsi è bene, ma non fidarsi è ancora meglio. E se mai volessimo concedere un periodo di prova, dovremmo essere sicuri che non agirete mai contro di noi, e dunque dovreste essere osservata in ogni momento. Per quel che mi riguarda posso scendere a patti con Voi, ma vi darei il permesso di entrare qui solamente per tenere delle lezioni al nostro posto e sotto i nostri diretti sguardi, così da poter essere pronti ad agire a salvaguardia dei nostri ragazzi in caso di disavventure, malfunzionamenti o parole sbagliate. Per il resto del tempo soggiornerete dove più vi aggrada. I miei colleghi fondatori sono d'accordo con la mozione da me avanzata?
    Tornai nuovamente al mio posto, concedendo attenzione agli uomini presenti.
     
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  10. Widlar741
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    { Locazione: Presidenza | Poltrona }
    Breve, brevissima è la frazione di secondo in cui, con gli occhi socchiusi, espira.
    Ambizione; quante volte la lingua di Salazar ha sibilato quel medesimo termine?
    Dischiude nuovamente gli occhi indi sostare l'attenzione sulla figura del collega verde-argento. Non che lasci trasparire alcunché, piuttosto si premura di percepire il suo inconscio linguaggio del corpo. Per trarre conclusioni, però, necessita di ben altri elementi che quel ghigno che, forse per suo difetto congenito, vede troppo spesso albeggiare sul volto magro del potente mago oscuro. Dunque, calando gli occhi sulla tazzina da tè, si impegna a scrutare con attenzione il ruotare caotico dei granuli nel liquido ancora caldo. Non crede alle profezie, e non inizierà a crederci oggi.

    Affonda gli incisivi superiori nel labro inferiore e, infilando l'indice nel piccolo manico di ceramica, solleva lentamente il recipiente. La fragranza corposa e calda gli solletica l'olfatto, precedendo il piacere del gusto. Il sorso è tanto piccolo quanto sufficiente ad inumidirgli semplicemente le labbra contornate dalla fulgida barba.

    «Buono.»

    E' il commento che, nel frattanto, è divenuto anche sibilo di risposta a quanto proferito dalla neo giunta. E' su di lei, infatti, che si posano le iridi blu notte. Le sopracciglia folte dal taglio orizzontale, conferiscono acume all'occhiata penetrante che si carica dell'ambizione di scavare più affondo, di aprire un varco nella naturale maschera che la pretendente ha scelto di indossare.
    Come biasimarla, chi non lo farebbe.
    Le labbra, dunque, si stirano lievemente in un sorriso appena accennato, segno tangibile del divertimento che l'ostentata sicurezza di lei gli procura. La reazione di Rowena, poi, concorre a far sì che il sorriso si trasformi in un vero e proprio ghigno divertito.
    Tuttavia, con nonchalance, portando il pugno chiuso alle labbra, si schiarisce leggermente la voce indi riportare i lineamenti alla comune neutralità d'espressione.

    «Mi trovo a concordare con te Rowena, però...»

    Deglutisce e si scosta distrattamente una ciocca di capelli dal viso.

    «...però mi preme che miss Augustnight comprenda che il nostro provvedimento è vincolato alla sola incolumità dei nostri studenti. Nulla evita che un giorno voi possiate diventare una nostra fidata collaboratrice. Nessuno mette in dubbio le vostre qualità, la vostra preparazione e la vostra necessità di mettervi in gioco.»

    Intervento volto chiaramente a temperare i toni, a fornire una sfumatura di speranza a quella restrittività ossessiva che può chiaramente leggere nelle parole dei suoi colleghi. Il sorriso, questa volta bonario, si estende anche a gli occhi che, forse per timidezza, intercettano solo per un secondo quelli dell'aspirante docente prima di tuffarsi nuovamente nel tè ancora fumante.
     
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  11. °Imeon°
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    Dal momento in cui la giovane donna aprì bocca per rispondere ai nostri incalzanti quesiti mi concentrai totalmente su di lei, osservandola con una severa espressione disegnata sul viso. Non nascosi nemmeno per un istante lo sguardo di sufficienza con la quale la scrutavo, quasi come se fossi indisposto da tutta quella disponibilità e accondiscendenza che dimostrava nei nostri confronti, nonostante fossi ben consapevole che era l'unico atteggiamento che avrebbe potuto mostrare a noi, i quali costituivamo tre delle autorità più illustri del mondo magico. Per quanto detestassi farlo, dovetti ammettere a me stesso che la giovane stava sfruttando egregiamente bene le sue doti per convincere i miei colleghi e, ancora prima che lei terminasse il suo discorso, mi resi conto che la lotta sarebbe stata più ardua di quanto non avessi immaginato per far valere le mie opinioni con gli altri fondatori, i quali, sicuramente, si sarebbero fatti convincere dalle belle parole della nostra interlocutrice.

    Non smisi un attimo di guardarla mentre descriveva quella che era stata la sua breve vita e l'istruzione che l'aveva formata e condotta sin qui, rendendomi contro che nulla aveva a che vedere con quella che avevo ricevuto io. Tuttavia quello non costituiva l'unico divario fra noi, bensì uno dei molteplici che ben presto si sarebbero palesati. Il colpo di grazia per me giunse nel momento in cui la ragazza avanzò quella sua assurda proposta di ricevere almeno un periodo di prova, durante la quale noi fondatori avremmo potuta tenerla d'occhio in modo tale da giudicare in seguito se accettarla nel corpo docenti o meno. Ovviamente, per me, quell'idea era del tutto da bocciare.
    La prima a prendere la parola fu Rowena Ravenclaw e, seppur mi aspettassi un suo parere positivo nei confronti di Miss Augustnight, non pensavo si sarebbe subito giunti ad una conclusione talmente favole. Chiusi per un attimo gli occhi, prendendo un profondo respiro, per poi voltarmi a guardare la collega al mio fianco, rivolgendole uno sguardo contrariato, serrando le labbra pallide in una smorfia di disappunto. Purtroppo la mia alleata non si era mostrata abbastanza autoritaria.
    Ovviamente il "benevolo" Godric Gryffindor subito acconsentì, addirittura alimentando le illusorie speranze della donna.

    "Carissima collega, conoscete perfettamente la mia opinione riguardo la questione e questa conclusione mi sembra eccessivamente affrettata. Innanzitutto, a mio parere, sarebbe necessario riunirci in separata sede al fine di interloquire liberamente riguardo le nostre impressioni sulla nostra ospite. In secondo luogo sostengo che la decisione, qualunque essa sia, debba essere presa alla presenza della collega Hufflepuff..per quanto assente, lei ha diritto quanto noi di esprimere il suo giudizio."

    Dissi con tono tranquillo che, tuttavia, lasciava trasparire un chiaro disappunto. A quel punto pensai solo che l'unica opportunità che mi rimaneva sarebbe stata quella di attardare i tempi e avere, in tal modo, la libertà di cercare almeno di convincere la mia antica alleata che quella era tutt'altro che una buona idea.
     
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  12. Cornelia Augustnight
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    Ascoltò nel più rigoroso silenzio, uno ad uno, tutti i fondatori presenti. Dalle loro parole, aveva presagito una risposta più che positiva, contando che dovevano giudicare una perfetta estranea che si era presentata a loro con niente di più che la sua parola e tutta la convinzione che poteva metterci in essa. Trovò le parole dei primi due fondatori, rincuoranti, ovviamente in una situazione diversa anche lei avrebbe usato tutta la premura e dubbio che poteva riservare a chiunque si presentasse all'esterno e chiedesse che gli venisse affidato il compito di insegnare ai giovani ragazzi; era preparata a controlli serrati, a continue incursioni durante le lezioni per controllare il suo operato e poca privacy, ma la concessione di alloggiare fuori dal castello le sembrò del tutto legittima. Persino la reazione del fondatore dell casata Serpeverde gli sembrò quanto meno, cordiale; non era un no secco e lasciava trasparire un possibile accordo con le idee espresse dai primi due, tuttavia teneva sempre da parte un po' di riserbo per quella cordialità che poteva trasformarsi, da parte di tutti, in un no definitivo senza possibilità di appello. Detestava aspettare, sotto questo punto di vista poteva dirsi impaziente perché non le andava di dover attendere molto per un "Si" o un "No" che poteva decidere del suo futuro, per quanto questa stessa decisione dovesse essere molto ponderata da parte dei quattro maghi; capiva le ragioni di tutti ma comunque una parte di lei fremeva nel conoscere l'esito.

    «Capisco perfettamente le vostre ragioni, sono certa che prenderete in considerazione i pro e i contro della mia richiesta e mi giudicherete nella più totale dell'imparzialità; tuttavia....»

    Avrebbe voluto aggiungere che era felice del solo fatto che fosse giunta lì, ma la realtà era che non lo sarebbe stata del tutto finché non avrebbe conosciuto l'esito del suo futuro, positivo o negativo che fosse, e tanto meglio se fosse stato positivo per lei; il discorso era cominciato e non poteva far finta di non aver dato inizio a quel pensiero che le era nato nella mente.

    «Sarà mia premura lasciarvi soli se non avete più bisogno di altre informazioni, mi piacerebbe tanto visitare il castello...»

    Forse quella poteva sembrare una pretesa, se erano così guardinghi, come era giusto che fossero, non le avrebbero di certo permesso di scorrazzare per il castello liberamente. Abbassò di nuovo lo sguardo maledicendosi per l'impazienza che stava mostrando e il nervosismo che ne conseguiva.
     
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    L'unica volta in cui ho bisogno di stare lontana dal Castello, ecco che vengo richiamata per una questione, a quanto pare, urgente. borbottai tra me, irritata. Cosa che accadeva di rado.
    Il gufo mi aveva raggiunto solamente tre giorni dopo il mio arrivo e, nonostante la situazione fosse ancora molto complicata, decisi di affrettarmi a tornare. Non potevo mettere in secondo piano il ruolo che ero con fatica riuscita ad ottenere all'interno della scuola. La lettera mi invitava a recarmi ad una riunione al più presto. Una donna aveva richiesto una cattedra come insegnante ed era richiesta la presenza dei fondatori per valutare il suo grado di preparazione e decidere come gestire la situazione. Non avevamo mai avuto docenti esterni. Aiutanti per brevi periodi, ma lasciare una cattedra ad un'estraneo potevo capire fosse una cosa difficile da gestire. Questa idea dei colloqui speciali per assumere dei nuovi insegnanti però mi suonava bizzarra. Nonostante la preoccupazione, in che modo avrebbe mai potuto nuocere una persona con tanta passione da volerla trasmettere agli altri? Ovviamente sarebbe stato necessario verificare le sue conoscenze e capacità, ma per me i miei colleghi stavano rendendo problematico qualcosa di molto più semplice. E per di più, mi stavano mettendo nella posizione di non potermi prendere cura di una persona che amavo, lasciandola alle mani inesperte della mia dolce ma anziana madre. Non è colpa loro, smetti di lamentarti.
    Non appena giunsi nel Salone dìIngresso, lasciai ricadere i bagagli sul pavimento con un tonfo, cessando mentalmente l'incantesimo di locomozione e, dopo aver lasciato ricadere il mantello pesante sopra di essi, mi recai con passo svelto verso la Presidenza.
    Ero sicuramente in ritardo, evidentemente in ritardo, ma in fin dei conti non avrei potuto fare di meglio per placare la mia coscienza e per accontentare tutti gli animi. Arrivata davanti alla porta, mi risistemai i capelli ed aprii senza bussare, notando con dispiacere di essere giunta proprio nel bel mezzo della cascata di domande rivolta alla poverina dallo sguardo brillante che supposi fosse la nuova aspirante insegnante. Mi dispiaceva dover far perdere tempo a tutti con inutili riassunti e tutto il resto.

    Perdonate il ritardo, non appena ho ricevuto il gufo ho fatto il possibile per essere qui, oggi, senza lasciare mia sorella in condizioni troppo critiche. Il suo stato di salute era peggiore di quanto credessi.

    Dissi senza fretta e con voce calma e tranquilla, come ero solita fare. Come se agli altri importasse ciò che riguardavano i miei privati problemi familiari. Forse la preoccupazione che provavo era superiore a quella che davo a vedere, anche a me stessa. Sorrisi a tutti, alla sconosciuta e presi posto nella poltrona libera. Sul tavolino vi era del tè, sicuramente freddo, e quindi non vi indugiai troppo. Notai attorno a me delle espressioni tese, come se avessi interrotto un momento piuttosto critico. Non che fosse una novità, i miei colleghi avevano delle qualità così differenti tra loro da andare raramente d'accordo. Io, al contrario, andavo d'accordo con tutti ma ero ben certa che la tolleranza non fosse proprio reciproca.
    Scossi la testa in modo da poter osservare tutti quanti, poi osservai di nuovo la giovane con un sorriso gentile. Riuscivo a percepire la sua ansia e tensione e questo non aveva nulla a che vedere con la mia particolare capacità. Chissà cosa le avevano detto per renderla così nervosa.

    Dove eravate rimasti?

    Domandai innocentemente, poggiando le mani in grembo ed attendendo una risposta.
     
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    <› Le sezioni role meritano di essere libere! ‹

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    Sorrisi al consenso mostrato dal mio collega Grifondoro, che ci tenne a precisare, con mio estremo gradimento, la cortesia che era opportuna in casi come questi. Non che volessi mostrare cortesia ad una sconosciuta, ma il nostro ruolo ci imponeva di essere educati e mostrarci per quello che - forse - non tutti eravamo. Io, senza dubbio, ero ben avvezza all'educazione ma piuttosto arida di complimenti, per le persone con cui non avevo confidenza approfondita. Con gli stessi Fondatori facevo una certa fatica a mostrarmi come quella che ero in realtà: lo trovavo un segno di profonda debolezza e ciò non si addiceva all'immagine con cui mi rendevo nota al resto del mondo.
    Oh, naturalmente! Saranno tuttavia necessari esami molto più approfonditi di quello cui siete sottoposta adesso. Lungi da me contraddire i miei colleghi, ma suppongo di dover quantomeno testare le effettive capacità della pretendente alla cattedra con un'interrogazione orale e pratica. Chi, tra i nostri colleghi, potrebbe offrirsi per un duello benevolo con la nostra miss Augustnight?
    Domandai, con un lampo di luce negli occhi, mentre posavo lo sguardo su uno e poi sull'altro collega, assumendo che avrebbero fatto i cavalieri sia con me che con la nostra ospite. Indugiai particolarmente su Serpeverde, che aveva osato mettere in dubbio la mia scrupolosità: davvero pensava che avrei ceduto il posto ad un'estranea così, senza nemmeno testare le sue effettive competenze? Ad ogni modo fui portata ad annuire ancora, dandogli parziale ragione: d'altra parte, per questioni così importanti era necessario parlare con la nostra collega Tassorosso, in licenza per accudire una sorella e quindi momentaneamente indisposta. Cosa fare, dunque? Sarebbe stato saggio temporeggiare il tempo sufficiente per recuperare il quarto componente del direttivo e prendere una decisione più ponderata e consapevole, e a quel punto poteva essere sensato accompagnarla per visitare i luoghi principali del castello, come ci suggeriva. Pur tuttavia, mi innervosiva abbastanza la sua imperterrita condotta che ci sollecitava inevitabilmente ad andarle dietro nei pensieri che intesseva.
    Non ebbi il tempo di ragionare ulteriormente poiché venimmo interrotti dall'ingresso della nostra collega. Mi alzai in piedi, mostrando un po' di apprensione alle sue parole: avevo ben chiaro nello spirito cosa si provava nella consapevolezza di avere un parente malato e di non poterlo accudire, poiché l'avevo vissuto sulla mia pelle con il mio adorato nonno. Così la guardai, con un velo di tenerezza negli occhi, dunque la lasciai accomodare sulla sedia. In silenzio, le versai una tazza di tè e gliela porsi, guardandola eloquentemente: speravo che in quel modo avrebbe capito che intendevo divinare il suo prossimo futuro nella speranza di poterla confortare sulla salute della sorella. Dunque tornai seduta e presi fiato, indossando nuovamente la maschera impassibile che ero solita avere. Ebbi bisogno di qualche istante in più per ristabilire il mio tenore di voce normale e, pur di non svelare i lievi singulti di preoccupazione, guardai gli uomini presenti poiché provvedessero in mia vece a fare un sunto alla nuova arrivata.
     
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  15. Widlar741
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    L'espressione bonaria si vela d'una malcelata preoccupazione. Deglutisce sommesso e posa gli occhi azzurri su Salazar. Non può che indirizzargli uno sguardo sottile, quasi tagliente, come se con esso volesse vedere attraverso la sua maschera. Lasciare che sia lui a duellare non è una scelta saggia.
    Dunque fa scoccare la lingua contro il palato, poggia la tazzina al centro del ricamato piattino di cercamica e solleva gli occhi verso la pretendente alla cattedra.

    [ Duellerò io. ]
    Proferisce asciutto, mentre sfila l'indice dal manico ed utilizza quello stesso dito, coadiuvato dal pollice, per lisciarsi la peluria fulva sul mento. Torna ad arricciare la labbra nonostante il sorriso, questa volta, non s'estenda anche agli occhi. Difficile decifrare i pensieri quando questi si celano dietro espressioni forvianti. Tuttavia, poggiando i palmi sul pianale lucido del tavolo e facendo pressione sulle braccia, si mette in piedi. Deglutisce, si liscia la stoffa delle maniche e si schiarisce la voce.

    [ Salazar, limitiamoci a prendere nota. Al ritorno di Tosca le esporremo quanto appreso e trarremo le nostre conclus...]
    E a sua volta, proprio come i suoi colleghi, viene richiamato alla porta dal ruomoroso schiudersi di questa. Le labbra si separano, le sopracciglia si inarcano e gli occhi s'allargano. E' piacevolmente stupito dalla comparsa della Hufflepuff, la cui venuta sembrava fuori d'ogni conto.

    [ Oh, bentornata. ]
    Ben memore dei fatti che l'han tenuta lontana dal castello, si limita a regalarle un sorriso un po' mesto, tuttavia colmo di una calda benevolenza. Le segue con gli occhi nel suo moto che la porta a circumnavigare il tavolo ed a prendere posto a quella sedia che comunemente è a lei adibita. Attende che si sistemi e che s'avveda della tazza di tè che Rowena ha preparato.

    [ Dunque...la signorina Augustnight è interessata a diventare una nostra collaboratrice. ]
    Scosta la sedia quel tanto che gli basta ad abbandonare la sua posizione. Porta le mani dietro la schiena così che le dita della madritta possano saldarsi attorno al polso della mancina.

    [ Ci ha proposto di concederle un periodo di prova. ]
    Avanza lento, coprendo con relativa calma la distanza che lo separa dall'ampia finestra che s'affaccia sul lago. La luce frastagliata del freddo sole invernale filtra le nubi e colora d'oro la superficie argentata. E guarda fuori. Osserva silenzioso il lontano moto delle nubi oltre le montagne innevate. L'udito, però, è teso alla sala onde cogliere ogni eventuale motivimento o verbo.
     
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14 replies since 27/12/2014, 13:45   150 views
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